Adriano Banchieri, nato a Bologna nel 1568, fu compositore eclettico la cui produzione
vocale profana suole dividersi tra libri di canzonette e libri di madrigali. Questi ultimi, anche se
richiamavano il genere della ‘comedia harmonica’, tendono a raffigurare situazioni immaginarie
che i vari interlocutori (le personificazioni delle cinque voci richieste) devono esprimere. Non
sfugge a questa regola, poco melodrammatica ma molto espressiva, Il Festino nella sera del
giovedì̀ grasso avanti cena, pubblicato nel 1608, la cui cornice è il racconto di una serata di
festa durante i giorni del Carnevale. Il festino è organizzato dal Diletto Moderno, e nella
prefazione si narra dell’allegorico incontro-scontro tra il Diletto Moderno e il Rigore Antico
(metafora della pratica compositiva secondo le ormai ‘vecchie’ regole contrappuntistiche).
Quindi il Festino si struttura come una successione di 18 pezzi (in aggiunta ad introduzione e
licenza) di varia natura, con lo scopo di mostrare le diverse soluzioni del moderno stile; la
varietà̀ di forme si adatta perfettamente alla cornice del Carnevale, concepito come sfilata di
maschere e di scherzi. Su uno sfondo narrativo coerente, il ventaglio di soluzioni musicali
del Festino consente a Banchieri di cimentarsi in generi vocali più̀ o meno seri (la moresca, le
canzonette, i madrigali) su registri poetici molto vari (il dialetto dei vecchietti chiozzotti, i richiami
epici), e la vena ironica e beffarda del compositore verso le soluzioni compositive del suo
tempo, che arriva fino a trasfigurazioni e a vere e proprie storpiature, raggiunge qui una delle
sue vette più alte.
Fabrizio Cigni
Responsabile scientifico del Polo Musicale “Maria Antonella Galanti” dell’Università di
Pisa